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giovedì, febbraio 05, 2009

Lettera al Presidente della Repubblica | di Antonio di Pietro

Giorgio Napolitano
Sig. Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,

ci sia permesso segnalarLe, nella sua qualità di garante della Carta Costituzionale, che, a nostro avviso, il Governo Berlusconi sta per porre in essere un altro strappo alla Costituzione.

Egli ha già piegato a sé il Parlamento con il ricorso massiccio ai decreti legge e al voto di fiducia “obbligato”.

Ha già occupato l’informazione pubblica e privata in totale conflitto di interessi.

Ha già mortificato, con il Lodo Alfano e con l’altra miriade di leggi ad personam che ha imposto, il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Ora, con un colpo solo, si accinge ad un “poker di porcherie” degno del peggior modello argentino: la nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione della Rai, la modifica dell’organo di autogoverno della Corte dei Conti, la limitazione delle intercettazioni telefoniche, la modifica dei regolamenti parlamentari.

Occupando la Rai, i cittadini non potranno più sapere quel che accade nelle segrete stanze del potere e non potranno più esercitare alcun controllo democratico.

Modificando i componenti della Corte dei Conti – che ha il compito specifico previsto dalla Costituzione di controllare i conti della Pubblica Amministrazione - si mette anche tale organismo sotto il controllo dell’Esecutivo che, quindi, potrà falsificare a proprio piacimento i bilanci dello Stato senza che nessuno possa impedirglielo.

Limitando indiscriminatamente le intercettazioni telefoniche si impedisce alla magistratura di fare il proprio dovere e di contrastare efficacemente la criminalità organizzata.

Stravolgendo i regolamenti parlamentari si impedisce all’opposizione di esercitare i suoi diritti costituzionali e si riduce il Parlamento ad un semplice zerbino dell’Esecutivo.

Quello che sta avvenendo nel nostro Paese, ad opera dell'attuale governo, sembra ricalcare più le orme del partito nazionalsocialista tedesco degli anni 30 che quelle di una democrazia fondata sul diritto.

Ciò premesso, Le chiediamo – rispettosamente, ma con fermezza – di non rimanere in silenzio e di intervenire per evitare questo scempio della democrazia. Prima che sia troppo tardi.
(tratto da antoniodipietro.it)

giovedì, gennaio 29, 2009

Amorino confessa : a Grumello del Piano si bruciano 30 tonnellate al giorno di rifiuti di Venezia e Mestre

Fausto Amorino: Assessore all' Ecologia, Ambiente, Verde pubblicoRifiuti veneti bruciati a Bergamo
E Dalmine protesta ancora:
"Gli inceneritori non vanno potenziati"


A Bergamo città si bruciano rifiuti che arrivano da fuori provincia, dal Veneto (a proposito di autosufficienza delle province e delle regioni del Nord…). Una circostanza che emerge chiaramente da alcune osservazioni al Piano provinciale di Gestione rifiuti e sulla quale A2A, la società partecipata dai Comuni di Bergamo, Brescia e Milano, mantiene il più assoluto silenzio. E’ invece il Comune di Bergamo, con l’assessore Fausto Amorino, a dire chiaramente che trenta tonnellate al giorno non bergamasche arrivano da Venezia e da Mestre, sotto forma di Cdr (Combustibile derivato da rifiuti, ovvero solidi urbani trattati, asciugati e pressati). Il fatto che a Bergamo, nell’impianto di via Goltara, vengano smaltiti rifiuti non bergamaschi per 30 tonnellate al giorno, interessa non poco anche il Comune di Dalmine e lo stesso assessore Amorino, che sul Piano provinciale rifiuti (in adozione nel pomeriggio del 28 gennaio in Consiglio provinciale) stanno dando battaglia.
Due le osservazioni al Piano da parte del Comune di Dalmine: una sui dati presi in considerazione dalla Provincia per prevedere un ipotetico aumento di produzione rifiuti nei prossimi cinque anni; l’altra proprio sulla questione dei rifiuti all’impianto di via Goltara, quelli veneti in particolare.

Chiara la richiesta del sindaco di Dalmine Francesca Bruschi: “La Regione chiede che le singole province, nei loro Piani di Gestione Rifiuti, prevedano quote di “solidarietà” o “mutuo soccorso” verso realtà esterne, quindi non bergamasche. Ricordo che già oggi Dalmine riceve e brucia rifiuti di Sondrio e Varese. A questo punto chiediamo alla Provincia di considerare quelle 30 tonnellate venete smaltite a Bergamo come quota di “solidarietà” per evitare che tra Dalmine e Bergamo il Piano provinciale possa imporre ulteriori quantitativi di rifiuti dall’esterno. In sostanza, secondo noi, e secondo i comitati cittadini che hanno raccolto firme contro il potenziamento della Rea, va considerato che anche Bergamo fa la sua parte e che, se ospitiamo già oggi rifiuti da fuori, significa che la Bergamasca è del tutto autosufficiente e non c’è bisogno di potenziare l’impianto della Rea”.
Una posizione con la quale concorda anche l’assessore comunale di Bergamo Fausto Amorino: “I quantitativi dal Veneto vanno considerati come “mutuo soccorso”. Invece sembra che si voglia far di tutto per arrivare al potenziamento della Rea di Dalmine. Piuttosto realizziamo in bergamasca un impianto capace di trattare i rifiuti solidi urbani e di farli arrivare agli inceneritori come Cdr (combustibile derivato da rifiuti). E’ una procedura che non ha particolare impatto ambientale e permette di ridurre di circa il 50 per cento il peso dei rifiuti che escono dalle case”.

( tratto da bergamonews.it )



L'assessore Amorino finalmente confessa che a Grumello del Piano vengono bruciati rifiuti che arrivano da altre regioni, dopo che varie volte aveva negato il fatto ad alcuni cittadini del quartiere che vedendo entrare nell' impianto di via Goltara vari camion con la scritta Consorzio Cavallino, evidentemente provenienti dal litorale del Cavallino in provincia di Venezia, avevano chiesto spiegazioni.
Sembra difficile credere che Amorino, il quale prima di assumere l'incarico di assessore è stato un dipendente della BAS per molti anni, possa operare e decidere in modo imparziale negli esclusivi interessi della cittadinanza. Questa ammissione conferma che nei mesi precedenti non è stata detta la verità alla gente di Grumello del Piano (che li ci abita e ne respira l'aria), di fatto permettendo ad un azienda di cui si è ex-dipendenti di bruciare, guadagnare ed inquinare a discapito della salute dei cittadini che lo hanno eletto per essere tutelati.

In effetti l'aria è sempre più inquinata, ma stavolta puzza di conflitto di interessi.

sabato, dicembre 13, 2008

Appello | di Massimo Fini e Marco Travaglio

Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.

Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).

Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.

Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).

Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.

Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.

Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.

Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Massimo Fini
Marco Travaglio


Per aderire: controilregime@gmail.com
(ricordatevi di dare il consenso a pubblicare il vostro nome nell'elenco delle adesioni)

(Tratto da voglioscendere.it, Vignetta di Natangelo)

mercoledì, novembre 19, 2008

Presidente Riccardo Villari. Ma chi l'ha fatto entrare? | di Nando Dalla Chiesa

Riccardo Villari, deputato del PD eletto alla vigilanza Rai coi voti del PDLRiccardo Villari presidente della Commissione di vigilanza Rai? Fantastico. Almeno per ora è così. Ma non credo che la situazione cambierà nei prossimi giorni. D’altra parte Villari è un tipo molto ligio alle istituzioni (è per senso delle istituzioni che ha accettato la propria elezione…). E quindi prima di decidere che cosa fare si consulterà, così ha annunciato, con i presidenti delle Camere. Che sono, pensa un po’, Gianfranco Fini e Renato Schifani. I quali difficilmente gli diranno: “Ma no, Riccardo, che cosa ti viene in mente di accettare? Metti da parte le tue legittime ambizioni, è giusto che sia l’opposizione a decidere il presidente, il parlamento ha bisogno di trasparenza, mica di banderuole. E poi pensaci: ma che immagine si farebbero di te i tuoi cari?”. No, non glielo diranno. Villari resterà, chi ha tramato contro Veltroni e Di Pietro ha fatto bene i suoi calcoli, a partire dallo stesso Villari. Ed ecco la domanda: ma è solo colpa sua?
Eh no amici. Perché leggo che Villari è alla sua quarta legislatura. L’Italia non sapeva neanche chi fosse, e questo vuol dire che in tanti anni l’uomo non si è propriamente ammazzato di lavoro politico e parlamentare. Senz’altro non si è segnalato, se non per la sapiente amicizia con Mastella e De Mita. E allora: ma non era stato deciso che chi aveva tre legislature non poteva essere candidato salva apposita e speciale deroga? E Veltroni non aveva detto che voleva candidati capaci di lavorare sodo e di pieno affidamento? Sia chiaro, e per sgombrare il campo da equivoci: io ormai sto benissimo come e dove sto. Ma qualcuno sa spiegare perchè a Villari è stata data la deroga e ad altri no? Se la fregatura Di Gregorio fu a suo tempo colpa di Di Pietro, se vale il principio di responsabilità che ho invocato nel post precedente sulla Diaz, qui non si scappa. La colpa di questa ennesima fregatura ai danni degli elettori di centrosinistra è di chi ha fatto quelle liste barzelletta e ha dato e negato deroghe in modo irresponsabile, rivendicando poi con ridicolo orgoglio il “rinnovamento” svolto. Ossia, per non essere omertosi, la fregatura Villari ha dietro i nomi di Bettini e Franceschini. O no?

( Tratto da nandodallachiesa.it )

giovedì, novembre 13, 2008

No all'Ammazza Blog | di Antonio di Pietro


La Rete è l’ultimo media libero rimasto in Italia. La politica lo sa e non rinuncia a sferrare il suo attacco dopo aver occupato giornali e televisioni. Mi ero dissociato a suo tempo dal disegno di legge Levi-Prodi che prevedeva per i blogger di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) e l’estensione dei reati a mezzo stampa. I contenuti del disegno di legge Levi relativi alla Rete erano degni di una dittatura. Per fortuna il disegno di legge nel 2007 non passò e tutto sembrava rimanesse come prima. Senonché il 6 novembre scorso nel silenzio più assoluto questa proposta con un nuovo testo (C-1269) è stata assegnata, in sede referente, alla VII Commissione Cultura della Camera.

I contenuti e gli attacchi alla libertà di informazione non sono cambiati, eccetto qualche distinguo inutile, operato dallo stesso Levi, presente in questa seconda versione. Su questo disegno di legge non ci sarà nessun margine di discussione né con il centrodestra né con il centrosinistra. Qualora dovesse passare potrebbe dare come unico risultato la disobbedienza civile.

Riporto alcuni passi del disegno evidenziati da Punto Informatico :

“Art. 2.

(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog rientra in questa definizione.

Art. 8.

(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.

E’ chiaro che la legge è stata fatta e modificata da chi non conosce la Rete oppure da chi la conosce troppo bene e proprio per questo la teme poiché la stragrande maggioranza dei blog contiene banner pubblicitari, ad esempio di Google Ads. Questi blogger sarebbero dunque per l’Agenzia delle Entrate assimilabili ad “attività di impresa”, dovrebbero iscriversi quindi al ROC rischiando di intercorrere in reati di stampa o , se non lo facessero in quelli di stampa clandestina.


L’Italia dei Valori offrirà tutta l’assistenza legale a chi verrà perseguito per la sua violazione. Le regole vanno rispettate, ma non quelle che mettano a rischio la democrazia e siano palesemente anticostituzionali, e questo perché non sono regole ma abusi e soprusi Questo disegno di legge è pura censura. L’Italia dei Valori si attiverà da subito con una serie di iniziative contro questo disegno di legge liberticida facendo appello anche alle istituzioni internazionali e i media esteri.

(Tratto da AntonioDiPietro.it)

sabato, ottobre 18, 2008

L'OPA su Mediaset | di Beppe Grillo



Lo psiconano ha lanciato l’allarme per le aziende a rischio OPA.
L’Offerta Pubblica di Acquisto, o OPA, è un’offerta finalizzata all'acquisto di prodotti finanziari.
Se l’azione di una società vale poco o nulla, lanciare un’OPA è conveniente, si offre una cifra superiore alla quotazione e si rastrellano le azioni sul mercato fino a raggiungere la maggioranza.
L’azionista che preferisce l’uovo oggi alla (possibile) gallina domani può vendere le sue azioni (di solito lo fa) a chi ha lanciato l’OPA e incassare molto di più di quanto valgono.
Per fare un esempio a caso, la Mediaset dello psiconano è a rischio OPA. Ieri il suo valore in Borsa era di 3,990 euro per azione. Il 41,11% in meno da inizio 2008.
Da inizio 2007 Mediaset è scesa da 9,501 euro a 3,990. Se un anno fa per comprarla bisognava pagare 100, oggi costa circa 40. Un affarone.
Un’OPA su Mediaset porterebbe numerosi vantaggi. La Presidenza del Consiglio e in futuro quella della Repubblica. Togliersi dalle balle Emilio Fede e Paolo Liguori e Clemente Mimun. Guadagnare un patrimonio grazie alla pubblicità incassata da Publitalia. Veline senza limiti.
E non solo. Ci sarebbe vera informazione. Travaglio direttore del telegiornale. Saviano inviato speciale (e non emigrato all’estero). Dario Fo responsabile della cultura.
Quanto costa liberarci dalla camicia di forza di Testa d’Asfalto? Poco, bisogna solo trovare chi ci mette i soldi.
Ci sono tutti i presupposti per lanciare un’OPA. Ho bisogno di un partner industriale. La BBC per esempio. Io sono a disposizione per la comunicazione dell’asta pubblica. A una condizione: condividere e rendere pubblici palinsesto e conduttori prima dell’OPA.
Aspetto una telefonata, un fax, una mail. Astenersi perditempo.

mercoledì, settembre 17, 2008

Cattive Compagnie (di bandiera) | di Marco Travaglio

Vignetta di NatangeloSignornò
da l'Espresso

S’è cacciata in un bel guaio, Emma Marcegaglia, nell’ansia di portare la sua razioncina d’oro alla Patria. Cioè il suo oboletto all’AliSilvio. Strapazzata perfino dal giornale della sua Confindustria per la penna dell’economista liberale Alberto Alesina, concorre col penultimo predecessore Antonio D’Amato al record di servilismo filogovernativo in viale dell’Astronomia.

Quando parlerà di libero mercato, qualcuno le ricorderà che è entrata in una compagnia aerea nata dalla sospensione delle regole antitrust con modifica ad hoc di tre leggi. Quando esalterà il rischio d’impresa, qualcuno le rammenterà che il governo le ha consegnato la nuova Alitalia ripulita da debiti ed esuberi (a carico dei contribuenti). Quando siederà a trattare col governo per conto degli imprenditori, qualunque posizione assuma, sarà sospettata di averla assunta per ripagare il governo della grazia ricevuta. Quando un socio di Confindustria rischierà il crac, la Emma dovrà spiegargli come mai la sua impresa deve fallire, mentre Alitalia no.

Solo pochi mesi fa, sotto Luca di Montezemolo, l’associazione degli industriali aveva mollato alla classe politica uno schiaffo morale, cominciando a espellere i soci che pagano il pizzo anziché denunciare il racket mafioso. Ora quel patrimonio di legalità, nonostante gli sforzi del presidente siciliano Ivan Lo Bello, va rapidamente evaporando. Questione di coerenza. Il gruppo Marcegaglia, pochi mesi fa, ha patteggiato per corruzione al Tribunale di Milano a proposito di una tangente pagata nel 2003 a un manager dell’Enipower in cambio di un appalto: pena pecuniaria 500 mila euro e 250 mila di confisca alla Marcegaglia Spa, pena pecuniaria di 500 mila euro e 5 milioni di confisca alla controllata NE Cct Spa, 11 mesi di reclusione patteggiati dal vicepresidente Antonio Marcegaglia (fratello di Emma). Il padre Steno, invece, è stato condannato dal Tribunale di Brescia a 4 anni per la bancarotta Italcase-Bagaglino.

Nello stesso processo di primo grado, sono stati condannati Roberto Colaninno (anche lui a 4 anni) e il banchiere Cesare Geronzi. E, guarda un po’, Colaninno è il nuovo presidente della nuova Alitalia, mentre Geronzi è indicato fra i grandi sponsor dell’operazione. Ma la cordata è impreziosita anche da un altro condannato in primo grado, il costruttore Marcellino Gavio (già arrestato nel ’93 per Tangentopoli, dopo mesi di latitanza all’estero, s’è appena buscato 6 mesi per violazione di segreto investigativo) e dal pregiudicato Salvatore Ligresti (2 anni e mezzo definitivi per Tangentopoli).

Ora, espellere chi non denuncia il racket mafioso è un’ottima idea. Ma chi paga il pizzo in Sicilia, di solito, ha la lupara alla tempia. Chi paga mazzette in Lombardia no. Con che faccia la Confindustria caccia chi subisce il racket (e per la legge è vittima di un reato) e non chi sgancia tangenti (e per la legge è colpevole di un reato)? Sarebbe come se il ministro Gelmini denunciasse le promozioni facili al Sud e poi volasse a Reggio Calabria per dare l’esame da avvocato. Per dire.

  • Tratto da voglioscendere.it
  • sabato, agosto 02, 2008

    domenica, luglio 20, 2008

    LUI LO SA | di Marco Travaglio

    Non occorreva Nostradamus per prevedere che Al Tappone non si sarebbe fermato neppure dopo il Lodo Alfano. Bastava un pizzico di memoria storica. Chi, da 15 anni, cede a ogni sua estorsione, pagando pizzi e riscatti in nome del «male minore», convinto che «è l’ultima volta», deve poi amaramente constatare - anche se non lo ammette mai - che l’ultima volta è sempre la penultima e che ogni male minore prelude sempre a un male peggiore.

    Conquistata l’impunità per sé e per le altre tre cariche dello Stato, Al Tappone ha subito annunciato le prossime mosse: immunità parlamentare per tutti (poi provvisoriamente ritrattata per tener buona la Lega), fine dell’azione penale obbligatoria (le priorità le decide il Parlamento, cioè lui), pm al guinzaglio dell’esecutivo come ai tempi del fascismo, «riforma del Csm» per renderlo ancor più politicizzato (aumento dei membri laici e silenziatore sui pareri, ora dovuti per legge, per ogni riforma che investa la Giustizia).

    A questo punto chi non ha occhi e orecchi foderati di prosciutto dovrebbe porsi una domanda semplice semplice: ma davvero i quattro processi attualmente aperti a carico del Cainano giustificano questo suo scatenamento ossessivo, disperato e scalmanato? Il processo Mills andrà a sentenza in ottobre, quando il Lodo sarà già legge: il verdetto potrà riguardare solo l’avvocato presunto corrotto, e non il premier presunto corruttore, che verrà «stralciato» e tenuto in attesa che la Consulta si pronunci sulla costituzionalità del Lodo. Ma, appena il collegio presieduto da Nicoletta Gandus emetterà la sentenza su Mills, diventerà automaticamente incompatibile a giudicare poi Berlusconi. Se mai il processo ripartirà, per la bocciatura del Lodo o per l’uscita del Cainano da Palazzo Chigi (con perdita dell’immunità), dovrà occuparsene un nuovo collegio. E dovrà ricominciare daccapo. Così la prescrizione, già ora agli sgoccioli, si mangerà il processo garantendo all’illustre imputato la consueta impunità.

    Lo stesso accadrà col processo sui diritti Mediaset, dove il collegio presieduto dal giudice D’Avossa potrà giudicare i coimputati del Cavaliere, ma non lui, che ne uscirà grazie al Lodo per tornare sotto processo solo fra qualche anno, con prescrizione assicurata. Gli altri due procedimenti, nati dalle sue telefonate con Saccà, sono ancora agli albori: l’uno, per corruzione del direttore di Raifiction, è in udienza preliminare tra Napoli e Roma; l’altro, per la compravendita di senatori dell’Unione, è in indagine preliminare a Roma. Se, come pare, tutto dovesse approdare nella Capitale, i rischi per Al Tappone sarebbero davvero minimi, anche senza immunità: non si ricorda, a memoria d’uomo, un potente uscito con le ossa rotte dal tribunale capitolino.

    Di che si preoccupa il Cainano? Che senso ha questo suo tuonare ogni santo giorno, da mane a sera, contro la magistratura, a costo di precipitare nei sondaggi, di logorare i rapporti con la Lega e di costringere un Pd così ansioso di «dialogo» a far la faccia feroce per tener buoni gli eventuali elettori? Delle due l’una: o il nostro ometto è uscito definitivamente di testa (l’altro giorno, per dire, ha paragonato Mara Carfagna a Santa Maria Goretti e se stesso al Brunello di Montalcino); oppure sa qualcosa che noi non sappiamo. La prima è altamente improbabile: la giustizia, per lui e la banda, è un tema troppo cruciale e presidiato da consiglieri, consigliori e azzeccagarbugli per esser lasciato alle mattane uterine di un misirizzi fuori controllo. La seconda è altamente probabile, almeno per chi conservi un pizzico di memoria storica. In questi 15 anni l’abbiamo visto più volte ululare alla luna. Sul momento, nessuno capiva il perché e lo credeva impazzito. Poi regolarmente la cronaca giudiziaria si incaricava di fornire una spiegazione plausibile. Una volta le rogatorie dall’estero, un’altra le rivelazioni dell’Ariosto, un’altra ancora le confessioni dei pentiti di mafia. Anche stavolta ci dev’essere qualcosa di grosso che bolle in pentola. Qualcosa che non coinvolga solo lui ­- ormai immune - ma anche qualcuno dei suoi complici sparsi per il mondo. Qualcosa che rende urgenti, anzi obbligate due controriforme sommamente impopolari: basta intercettazioni, basta inchieste sui politici e i loro amici. Noi non sappiamo ancora chi, cosa, perché. Lui sì.

    (tratto da Ora d'Aria l'Unità, 19 luglio 2008 e da voglioscendere.it)

    domenica, maggio 25, 2008

    Nucleare: La Parola a Carlo Rubbia

    Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984In una recente intervista, Carlo Rubbia ( premio Nobel per la fisica) (come Scajola) ha dichiarato:

    "Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".

    "Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".

    "Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali."

    "Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".

    Un impianto per la produzione di energia solare"C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".

    "I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".

    Se è così semplice, perché allora non si fa?

    "Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa". ( 30 marzo 2008 )

    ( tratto da danieleluttazzi.it)

    giovedì, maggio 22, 2008

    Luttazzi sull' Attualità

    Locandina del tour di Decameron di Daniele Luttazzi
  • UFO in Vaticano
    Il gesuita Josè Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana, scrive oggi sull'Osservatore romano che si può credere in Dio e negli extraterrestri " anche se della esistenza di extraterrestri finora non abbiamo nessuna prova. "

    A differenza di quella di Dio

  • Nucleare
    Terremoto in Cina
    rischio radiazioni
    danneggiate le centrali nucleari

    ( Repubblica, 19/5/08 )

    Ooooh! Chi poteva mai immaginare che un terremoto riuscisse a danneggiare delle centrali nucleari? Questa è davvero una piega inaspettata degli eventi. Sapete una cosa? D'ora in poi costruiamole solo in posti dove non ci sono terremoti. Ad esempio qua in Italia

    (tratte da danieleluttazzi.it )
  • giovedì, maggio 15, 2008

    IdV Unica Opposizione



    Pubblico il video ed il resoconto stenografico della dichiarazione di voto dell’Italia dei Valori per la fiducia al Governo, fiducia che non è stata data. Il mio discorso ha reso palese un fatto importante: esiste un’unica opposizione, quella dell’Italia dei Valori.

    Antonio Di Pietro: Vorrei dirle con il sorriso sulle labbra, signor Presidente del Consiglio, che mai avrei immaginato, di trovarmi per la seconda volta a dare un giudizio sul suo Governo. La prima volta mi è capitato quando mi ha offerto di fare il Ministro dell'interno e non ho abboccato. Poi se l'è scordato, perché lei è abituato a dimenticare, quando le cose non le fanno piacere
    (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Una voce dai banchi del gruppo Italia dei Valori: «Lasciate parlare!»).

    Gianfranco Fini: Prego di non interrompere. Lasciate esprimere all'onorevole Di Pietro la sua opinione.

    Antonio Di Pietro: Quindi, signor Presidente del Consiglio, lasci che anche oggi - con il sorriso sulle labbra, ma sempre a testa alta - le diciamo: «noi no, noi dell'Italia dei Valori non abbocchiamo!» Noi dell'Italia dei Valori non intendiamo cadere nella tela del ragno che lei, ancora una volta, sta tentando di costruire con pacche sulle spalle, come ha detto lei: «volemose bene, va' che ce la famo». Lo dica agli altri, non lo dica a noi dell'Italia dei Valori! Infatti, noi dell'Italia dei Valori abbiamo memoria e soprattutto non intendiamo perdere la memoria.
    Noi conosciamo la sua storia personale e politica e conosciamo bene anche la sua storia...
    (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

    Gianfranco Fini: Onorevole Di Pietro, la prego di proseguire e prego ancora i colleghi di non interrompere gli oratori.

    Antonio Di Pietro: E soprattutto conosciamo bene la sua storia personale e giudiziaria e quella dei tanti...
    (Vivi Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

    Antonio Di Pietro: Signor Presidente della Camera, darmi la possibilità di parlare è un suo compito.

    Gianfranco Fini: Onorevole Di Pietro, lei non è nuovo di quest'Aula e sa che è abbastanza naturale che ci sia, nei limiti...

    Antonio Di Pietro: Solo quando riguarda me, però.

    Gianfranco Fini: Ovviamente dipende unicamente da ciò che si dice
    (Applausi dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

    Gianfranco Fini: .. fermo restando che ho già invitato la parte destra dell'emiciclo a non interromperla. Prego, onorevole Di Pietro, continui.

    Antonio Di Pietro: Ha ragione signor Presidente della Camera, dipende da quello che si dice: non bisogna disturbare il manovratore!
    (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)
    Ma noi dell'Italia dei Valori conosciamo la storia anche dei suoi tanti dipendenti e sodali che si è portato in Parlamento con sé a titolo di ringraziamento per i favori e le omertà di cui si sono resi complici. Noi dell'Italia dei Valori conosciamo bene le sue bugie e la sua capacità di distorcere la verità dei fatti.

    Antonio Di Pietro: Soprattutto conosciamo bene la tela sul controllo dell'informazione e sul sistema di disinformazione che ha messo in piedi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Soprattutto conosciamo la disinformazione che ha posto e ha fatto porre in essere per far credere che la colpa dei mali dell'Italia non sarebbe di chi li ha commessi ma di chi li ha scoperti.
    Lei ha mentito a ripetizione nel corso della sua carriera politica e da ultimo ha fatto credere agli italiani di aver lasciato l'ultima volta il Governo con i conti in ordine, mentre invece ha truccato le carte fin quando l'Unione europea non l'ha scoperto e sanzionato, e quel povero Prodi si è dovuto far carico di far quadrare i conti e ne ha pagato le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà).
    Lei, signor Presidente del Consiglio, spesso - ed ancora ieri - ha detto di ringraziare e apprezzare il lavoro dei giudici. Ma va! È un falso storico, signor Presidente: lei odia i giudici indipendenti che fanno il loro dovere, a lei quei giudici fanno orrore! Lei vuole solo una giustizia forte con i deboli e debole con i forti!
    (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà)
    Lei vuole solo una giustizia che fa comodo a lei, una giustizia a suo uso e consumo, e quando non le basta si fa le leggi apposta per fare in modo che la giustizia funzioni come dice lei.
    Lei è in conflitto di interesse con se stesso e nulla vuole fare per risolverlo. Così ancora oggi nessuno di noi può sapere, quando decide qualcosa, se lo fa per sé o per gli altri, e quali altri poi. Lei non ci ha detto ieri come intende risolvere il conflitto di interesse, anzi ce lo ha detto con il suo silenzio: non intende risolverlo.
    Lei ieri ha descritto un Paese di sogni e di balocchi, in un esercizio di equilibrismo per farci stare dentro tutti: nord e sud, poveri e ricchi, imprenditori, lavoratori e parti sociali deboli, pacifisti e guerrafondai, rigoristi e scialacquatori. Insomma, ha fatto solo un discorso furbo per cercare di imbavagliare l'opposizione. Ma noi non abbocchiamo.
    Lei dice di volere il dialogo...

    Antonio Di Pietro: ... ma noi crediamo che lei voglia un dialogo ad una voce sola: la sua. E chi non la pensa come lei è solo un qualunquista, un forcaiolo, un populista; insomma un disturbatore da isolare e condannare.
    Lei dice di volere una giustizia che funzioni, lo ha ripetuto anche in questi giorni. Ma come può funzionare - di grazia - una giustizia con le leggi ad personam che si è fatto fare nella scorsa legislatura? Come può funzionare un libero mercato, che lei dice di volere, quando ci sono falsificatori di bilanci - che lei conosce molto bene, a lei molto vicini - che grazie alle leggi fatte fare da lei e dal suo Governo oggi possono stare ancora liberi in giro per l'Italia?
    Lei dice che vuole combattere l'evasione fiscale, ma intanto ogni giorno se ne inventa una, nel corso del processo che la riguarda a Milano, per ritardare i tempi della giustizia che la riguarda.
    Lei dice che vuole combattere la criminalità organizzata, ma la criminalità organizzata oggi si combatte prevedendo ferree leggi e decisi interventi sull'evasione fiscale, sul falso in bilancio, sulla contiguità esistente e persistente tra politica e mafia, sulla non candidabilità delle persone condannate. Se lo ricordi questo leitmotiv, perché lo sentirà per tutta la legislatura
    (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
    Sono tutte questioni chiave su cui lei si è ben guardato dal prendere posizione.Certo, lei ha più volte teso la mano all'opposizione, a quell'opposizione che pensa di ingraziarsi ammiccando un po' di più. Io non credo che il Partito Democratico, che è un partito che ha la sua storia, ha un suo passato, cadrà nel trabocchetto, né ci cadremo noi dell'Italia dei Valori.
    Noi crediamo che fare opposizione vuol dire innanzitutto riscrivere la verità rispetto alle disinformazioni che lei ha portato avanti in questi anni nel nostro Paese. L'opposizione ideale che vuole lei è quella di un'opposizione morbida che non denuncia, non alza i toni, non fa battaglie anche dure per il rispetto delle regole democratiche, insomma un'opposizione di Governo. Noi questa opposizione non la faremo, né crediamo che la faranno gli amici del Partito Democratico, perché una cosa è ascoltarla, un'altra è venirle appresso.
    Insomma, sappia signor Presidente del Consiglio che da oggi esiste ed esisterà un'opposizione forte, decisa e senza compromessi, fatta di critiche, ma anche di proposte costruttive, che è quella dell'Italia dei Valori.

    Antonio Di Pietro: Un'opposizione che avrà anche il coraggio e il dovere, allorché lei dovesse fare un provvedimento negli interessi dei cittadini, di votarlo, ma mai di scambiare la sua politica come una politica nell'interesse della collettività. Noi crediamo che lei abbia fatto e si sia messo a fare politica per i suoi interessi personali e giudiziari (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Una voce dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: «Vergogna!»); è questa la verità che non ci toglie nessuno. Noi non le diamo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo del Partito Democratico - Commenti di deputati del Popolo della Libertà)!
    (tratto da antoniodipietro.it)

    sabato, marzo 08, 2008

    Mundell propone la Moneta Mondiale

    Robert Mundell, Premio Nobel per l'Economia nel 1999L’economista canadese rilancia l’Intor, sintesi di dollaro, euro, yen e sterlina

    L’HAVANA - L’economia degli Stati Uniti non entrerà in recessione e probabilmente nel terzo trimestre di quest’anno tornerà a crescere. Lo ha sostenuto, da una tribuna difficile come quella del decimo Incontro internazionale di economisti sulla globalizzazione ed i problemi dello sviluppo in svolgimento a L’Avana, l’economista canadese Robert Mundell.
    Rompendo il coro prevalente di opinioni espresse durante i lavori, a cui partecipano 1.500 esperti di 42 Paesi e 21 organismi internazionali, dei pericoli per l’economia mondiale di una recessione statunitense, Mundell ha indicato che i risultati negativi da New York continueranno ad arrivare fino a metà anno, ma che è prevedibile una inversione di tendenza a partire da luglio. Per il Premio Nobel dell’Economia 1999 non si devono drammatizzare le crisi del settore immobiliare e del dollaro perché «il sistema può assorbirle». Mundell si è detto contrario alle analisi secondo cui il deficit fiscale degli Stati Uniti e le elevate spese militari sono di grande pregiudizio per il Paese e per l’economia internazionale».
    L’economista è tornato sulla sua proposta di costituzione di una nuova moneta internazionale - l’Intor - che dovrebbe essere il risultato di un paniere monetario integrato da dollaro, euro, yen e lira sterlina.

    ( Tratto dal Corriere della Sera - 6 marzo 2008 )

    martedì, febbraio 12, 2008

    25 Settembre 2005 a Ferrara, vicino all' Ippodromo...

    Federico Aldrovandi, dopo essere stato fermato da 4 poliziotti.(immagine tratta da http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it)...un ragazzo, Federico Aldrovandi, sta tornando a casa. Forse ha bevuto un po', cosa piuttosto comune per un diciottenne al sabato sera. Alle 5:47 viene fermato da 4 poliziotti :

  • FORLANI PAOLO (1961)
  • SEGATTO MONICA (1964)
  • PONTANI ENZO (1965)
  • POLLASTRI LUCA (1970)

    Il risultato del fermo è il seguente :

  • Per Federico il viso sfigurato, il sangue alla bocca e un'ecchimosi all'occhio destro. Due ferite lacero-contuse dietro la testa, lo scroto schiacciato, due petecchie - due lividi da compressione - sul collo.Le manette ai polsi.

  • Per i quattro agenti due manganelli rotti.

    Alle 6:10 viene chiamata l'ambulanza. Prima c'era un diciottene, adesso c'è un cadavare in Via dell' Ippodromo.

    La polizia sostiene che si il ragazzo si stava facendo del male da solo perchè sotto effetto di droghe e che l'intervento degli agenti era rivolto ad evitare che il ragazzo continuasse a farsi del male.
    La perizia tossicologica ha smentito la possibilità che il ragazzo "si stesse facendo del male da solo perchè sotto l'effetto di droghe". Dall'autopsia è emerso che alcuni segni sul corpo di Federico sono stati inferti da un manganello impugnato al contrario.

    Il blog aperto dai genitori di Federico

    Articolo su Quotidiano.net

    Articolo approfondito su reti-invisibili.net
  • venerdì, dicembre 07, 2007

    Piano Cave di Bergamo : Per un Conflitto di Interessi In Meno...

    Vignetta di Vauro rielaborata - Pagnoncelli e il suo conflitto di interessi (tratta da marcellosaponaro.it)" Piano Cave di Bergamo: troppi ritardi, troppi volumi e soprattutto troppi conflitti di interesse - Formigoni revochi l'Assessore Marco Lionello Pagnoncelli

    Dal 2004 Bergamo aspetta il suo Piano Cave, fondamentale documento che regolerà per i prossimi 10 anni l'approvvigionamento di sabbia, ghiaia e lapidei, stabilendo quanto, come e dove i cavatori potranno scavare.

    Dovrebbe essere redatto per permettere di estrarre materiale nel rispetto del territorio, dell'assetto idrogeologico e del paesaggio nonché della trasparenza, irrinunciabile in qualsiasi atto pubblico e ancor di più quando sono coinvolti interessi economici di grossa entità.

    I rapporti che sono intercorsi e intercorrono tra l'Assessore regionale all'ambiente Marco Pagnoncelli, la società della sua famiglia (SPI Srl), e uno dei maggiori cavatori della provincia di Bergamo (il Gruppo Locatelli) sono stati apertamente ammessi solo per il passato.

    Del resto, il fatto che l'Assessore Pagnoncelli citi la mancata partecipazione alla Giunta del 22 maggio 2005, che approvò il Piano Cave, come comportamento che cancella ogni potenziale conflitto di interesse, è fatto che testimonia solo una doverosa cautela istituzionale ma non risolve i problemi politici connessi alle sue pregresse esperienze e alle attuali. Al tempo era Assessore all'Artigianato e referente per la Provincia di Bergamo. E cinque anni prima, il 25 settembre 2001, la Lega Nord presentò un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Bergamo per chiedere la revoca dell'allora Assessore Comunale Marco Pagnoncelli qualora il Sindaco avesse riscontrato il conflitto d'interessi denunciato da alcuni consiglieri di opposizione.

    A questo si aggiunga che tuttora l'Assessore Pagnoncelli è Procuratore Sociale e Direttore Tecnico della SPI Srl, con sede presso il suo stesso ufficio e di proprietà dei suoi due fratelli. Questa società partecipa, a sua volta, insieme al Gruppo Locatelli, ad un'altra azienda costituita soltanto nel gennaio del 2006.

    Oggi si deve approvare un Piano nel quale il Gruppo Locatelli ha voluminosi interessi (5,8 milioni di metri cubi direttamente o tramite società partecipate e 3,5 milioni di riserve).

    Avallare un siffatto percorso istituzionale per l'approvazione del Piano Cave è fatto politicamente inaccettabile ed è intento degli scriventi evitare ogni potenziale critica alle istituzioni, tutelando la credibilità del Presidente Formigoni e della sua Giunta, ma anche e soprattutto quella del Consiglio Regionale che si accingerà, prima o poi, a votare il Piano Cave della Provincia di Bergamo.

    Per queste ragioni chiediamo al Presidente Formigoni di revocare Marco Lionello Pagnoncelli dall'incarico di Assessore ".


    ( tratto da www.marcellosaponaro.it )

    Firma la Petizione

    mercoledì, luglio 11, 2007

    Remembering : Srebrenica

    Commemorazione del massacro di Srebrenica" Il 6 maggio 1993 il consiglio di sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 824, istituì come zone protette le città di Sarajevo, Tuzla, Zepa, Goražde, Bihać e Srebrenica, inoltre, con la risoluzione 836, dichiarò che gli aiuti umanitari e la difesa delle zone protette sarebbero stati da garantire anche all'occorrenza con uso della forza, utilizzando soldati della Forza di protezione delle Nazioni Unite, i cosiddetti Caschi blu.

    La cosiddetta zona protetta di Srebrenica fu delimitata dopo un'offensiva serba del 1993 che obbligò le forze bosniache ad una demilitarizzazione sotto controllo dell'ONU. Le delimitazioni delle zone protette furono stabilite a tutela e difesa della popolazione civile bosniaca, quasi completamente musulmana, costretta a fuggire dal circostante territorio, ormai occupato dall'esercito serbo-bosniaco. Decine di migliaia di profughi vi cercarono rifugio.

    Verso il 9 luglio 1995, la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dall'armata serbo-bosniaca. Dopo un'offensiva durata alcuni giorni, l'11 luglio l'esercito serbo-bosniaco riuscì ad entrare definitivamente nella città di Srebrenica.

    Gli uomini, dai 14 ai 65 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento; secondo le istituzioni ufficiali i morti furono circa 7.800, mentre non si hanno ancora stime precise del numero di dispersi. Fino ad oggi circa 5000 corpi sono stati esumati, di cui appena 2000 sono stati identificati.
    " (tratto da wikipedia.it)

    Massacro di Srebrenica su Wikipedia

    Possibili cause del Massacro

    venerdì, maggio 25, 2007

    Guerra informatica: l'Estonia colpita dalla Russia chiede aiuto alla Nato

    Da settimane ormai i principali siti internet di uno dei paesi più informatizzato del mondo sono inaccessibili agli utenti con indirizzi fuori dal paese, dopo che migliaia e migliaia di collegamenti li avevano intasati rendendoli inutilizzabili. Un attacco cibernetico in grande stile che secondo i governanti estoni dovrebbe addirittura far scattare l'articolo cinque della Nato che prevede la difesa collettiva dello Stato aggredito. Da giorni il piccolo paese baltico sta affrontando il primo episodio di questo genere verificatosi al mondo.

    Da settimane ormai i principali siti internet di uno dei paesi più informatizzato del mondo sono inaccessibili agli utenti con indirizzi fuori dal paese, dopo che migliaia e migliaia di collegamenti li avevano intasati rendendoli inutilizzabili. Secondo le autorità di Tallinn, buona parte degli attacchi sono partiti da indirizzi IP situati in Russia e alcuni riconducibili direttamente al Cremlino e ai servizi di sicurezza di Mosca.

    " Gli attacchi informatici che stanno minando i principali siti internet dell'Estonia rappresentano un rischio serio e credibile", ha dichiarato all'Ansa un ufficiale della Nato, rilevando che l'Alleanza atlantica sta trattando la vicenda "molto seriamente" ritenendo che "non sia solo un problema dell'Estonia ".

    L’Estonia ha puntato il dito contro la Russia, accusando il Cremlino di essere responsabile degli attacchi ai siti Internet del governo, delle banche e dei media, e ha chiesto l’aiuto dell’Unione Europea e della Nato, di cui è membro.

    Al quartiere generale della Nato non si fa nessuna ipotesi sulle presunte responsabilità russe di questi attacchi. "Per noi la questione chiave è la sicurezza», ha rilevato l’ufficiale dell’Alleanza atlantica. La Nato ha designato alcuni esperti per indagare sugli attacchi, in quanto ritiene che non si tratti «di cose fatte da adolescenti con il pallino dell’informatica, ma di attacchi gravi e concertati, di qualcosa di ben organizzato".

    "Per quanto riguarda le istituzioni statali russe, una azione del genere è del tutto da escludere", ha dichiarato Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino. Peskov ha affermato che anche "il sito della presidenza russa, www.kremlin.ru, viene sottoposto ogni giorni a centinaia di cyber-attacchi provenienti da ogni parte del mondo. I criminali sono capaci di falsificare gli indirizzi, mostrare determinati IP e invece attaccare da altri".

    Secondo la Nato, il rischio informatico è qualcosa "al quale dobbiamo essere preparati, e dobbiamo quindi essere più bravi di chi è in grado di sferrare attacchi di questo tipo. Oggi, è un problema molto grave per l’Estonia, ma domani potrebbe riguardare un altro Paese". ( tratto da webmasterpoint.org )

    venerdì, maggio 04, 2007

    Palermo: Assunti 110 autisti senza patente

    Palermo, 3 mag. - ( Adnkronos ) - L'Azienda dei trasporti urbani di Palermo assume 110 nuovi autisti, fin qui nulla di strano. Peccato che i neo assunti non abbiamo la patente per poter guidare gli autobus di linea, ma si tratta di 110 precari da stabilizzare. La paradossale vicenda, raccontata oggi dalle pagine locali de La Repubblica, ha suscitato anche le critiche del Presidente dell'ex municipalizzata, Sergio Rodi, che avrebbe detto: " Che ce ne facciamo? ". La decisione del Comune ormai e' presa. I neo assunti sono lsu da assumere stabilmente. Ecco la replica dell'assessore comunale Alberto Campagna : " Non possiamo fare nuove assunzioni, perche' dobbiamo ancora stabilizzare gli lsu. Abbiamo fatto una promessa a questi lavoratori precari, e ora dobbiamo rispettare la parola data ".

    domenica, aprile 22, 2007

    Francia al voto, gli ultimi sondaggi

    Le Pen, Sarkozy e Royal : ognuno copia il proprio programma da quello di qualcun' altro. (senza preoccuparsi di vedere qual'è la sorgente)Parigi, 21 apr . (Adnkronos/Ign) - Nicolas Sarkozy in vantaggio dell'1% su Segolène Royal mentre, a sorpresa, Le Pen balza al terzo posto superando il centrista Bayrou. Sono questi i risultati dell'ultimo sondaggio prima del voto per il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. In testa, dunque, il candidato della destra Sarkozy con il 26,5% dei voti, tallonato dalla candidata socialista con il 25,5%. Al terzo posto, Jean Marie Le Pen, che con il 16,5% sorpassa il candidato centrista, Francois Bayrou.

    Il risultato del sondaggio condotto dalla CSa-Cisco è stato diffuso alla mezzanotte di ieri, ultimo momento utile per pubblicare risultati di ricerche e chiusura ufficiale della campagna elettorale dei candidati.

    (Adnkronos)