domenica, dicembre 02, 2007

Easy Rider ( #3 )

Valentino FoisUne autre Fois

Bergamo - Le chiama "stupidate", negli ultimi due anni ne ha combinate molte, ma fanno ormai parte del passato. Doping, alcol e cocaina. Ma ora le "stupidate", Valentino Fois le ha lasciate alle spalle. Ora torna in sella, la maglia è quella dell' Amore e Vita McDonald's, è sereno e non gli manca la voglia di scherzare. Valentino era, o meglio, è uno di quei corridori dal talento cristallino: professionista dal 1996, un secondo posto al Tour de France giovani a 23 anni, alle spalle di Ulrich, poi la Panaria, la Mapei, la Caldirola, la Colpak, Marco Pantani che lo vuole alla Mercatone uno. Valentino vince gare internazionali, non si contano i piazzamenti in appuntamenti importanti.
Poi?
«Poi arriva quel 12 giugno 2002 che mi cambia la vita. La sospensione dalla Mercatone Uno dopo la squalifica di tre anni è stata una brutta botta. Tutto è partito da lì ed in poco tempo sono stato travolto. Ho corso qualche gran fondo, nel 2005 ho provato a tornare, ma durante un allenamento sono caduto. Mi sono rotto l'omero, la clavicola. Mi sono anche schiantato con la macchina. Ormai mi ritenevo solo uno sfigato cronico e quando ci si mette di mezzo la depressione è dura da combattere».
Due mesi fa la Gazzetta ti ha dedicato un ritratto emblematico: «La mia vita tra cocaina e depressione».
In quell'articolo si parlava un corridore finito, ma soprattutto di un uomo quasi finito. «In questi anni mi sono reso conto di aver toccato il fondo, ci sono anche rimasto per un bel po'. Quello che è stato scritto è vero. Poi è anche vero che qualche ricamo e qualche titolone non mi hanno reso pienamente giustizia. Ma non posso nascondermi dietro a un dito, di stupidate ne ho combinate parecchie».
Non nascondi di aver provato tutto nella vita.
«Certo, come milioni di persone in Italia ho provato tutto, anche la coca. Ma non sono un tossicodipendente. Poi se mischi i farmaci e alcol è logico che non puoi star bene, sia fisicamente che psicologicamente. Noi atleti siamo sotto pressione, ma può capitare a tutti. Io comunque non ho mai fatto male a nessuno, solo a me stesso».
Tra le stupidate c'è un tentanto furto nella sede del Giorno. Volevi portarti via un computer portatile. Cosa è successo? «In quel momento diciamo che non ero molto presente. In quel periodo non ero in me, è capitato alla sede del "Giorno" solo perchè mi trovavo lì».
Finalmente la fine del tunnel. Torni in pista. «Meglio non dire che torno in pista (ride), qualcuno potrebbe fare qualche battutaccia. Diciamo che sono tornato e basta. Nella mia vita sono stato sempre un ragazzo positivo, in tutti i sensi, ora però è giunto il momento di ricominciare, e non mi riferisco solo alle corse. Nella carriera e nella mia vita non voglio avere rimpianti. Purtroppo in Italia e anche a Bergamo ci sono moltissime persone che cadono e non riescono a rialzarsi, non hanno gli stimoli giusti. Ostentano la loro normalità, i loro divertimenti, la loro ricchezza ed invece stanno male. Ma quando si tocca il fondo non ci si può nascondere dietro ad un vestito firmato, ad una macchina costosa o a una bottiglia di Champagne. Torni a casa, ti guardi allo specchio e capisci quanto sia difficile tornare a vivere».
Isaia Invernizzi

Nessun commento: