"Mio padre era un uomo cattivo. Ha ammazzato e violentato una ragazzina innocente. Merita di finire all’inferno. E io con lui. Io non so perché l’ho aiutato. Giuro che non lo so. Mio padre era un ubriacone, un violento, un buono a nulla. Menava tutti. Mio padre mi ha insegnato ad usare la pistola, mio padre mi ha aiutato a riempire di botte uno a cui avevo tagliato la sella della moto. Mio padre mi è sempre stato vicino dal giorno in cui sono nato. Mia mamma è scappata e lui mi ha tirato su. Mio padre mi portava a pescare. Mi padre era un nazista ma era buono. Credeva in Dio e non bestemmiava. Mi voleva bene a Quattro Formaggi e a me. Mio padre sapeva quello che era giusto e quello che era sbagliato. Io lo so."
L’autore di “Io Non Ho paura” ci propone in questo romanzo le vicende di Rino e Cristiano Zena.
Il rapporto padre figlio è tra i più instabili e complicati, ma allo stesso tempo profondo. Rino non può essere definito il padre perfetto: alcolista, nazista, violento contro gli stranieri, preoccupato di perdere l’affetto dei propri cari. Capace d’amare il figlio più della sua stessa vita, decide insieme ai due inseparabili amici, QuattroFormaggi e Danilo Aprea, abbandonato dalla moglie poiché accusato della morte della figlia, di architettare un piano per scassinare un bancomat e cambiare in modo radicale così la propria esistenza. Rinunciare all’ultimo minuto alla realizzazione di questo progetto segnerà la fine di lunghe amicizie e di apparente tranquillità. Fabiana, compagna di classe di Cristiano, viene trovata una sera uccisa dopo essere stata violentata in un bosco. Il ragazzo trova il cadavere, ma accanto a quello c’è anche il corpo inerme del padre: sia stato proprio lui a compiere quel gesto? L’unica persona su cui sempre ha potuto contare si era trasformato in un mostro. In una società dove il consumismo prevale, i rapporti familiari vengon sottovalutati, come nel caso di Fabiana, che invidia e non comprende l'indifferenza di Esmeralda, la sua migliore amica, nei confronti della madre. Imprevedibile è l'intreccio del racconto dove si alternano le figure dei personaggi principali e quelle dei secondari, come l'assistente sociale Trecca, ma che comunque rientrano nella vita degli Zena. Scritto con un tono grottesco, a volte volgare, ma su uno sfondo pienamente realistico, Ammaniti riesce a tenere accesa l'attenzione del lettore fino all'ultimo pagina.
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1 commento:
Questo proprio non si conosce Little...
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