Demetrio Stratos
"Secondo me non c’è bisogno oggi… diventa romanticismo… spiegare questo tipo di musica in chiave di lettura ci sono cinque musicisti che hanno una rabbia repressa perché hanno suonato per tanti anni quello che volevano i padroni.""Noi dentro un circuito alternativo abbiamo cercato di dare un taglio con la tradizione, cercando di dare qualità alla musica… portando un discorso non del capitalismo… non un discorso alla Beatles o all’americana o all’inglese dove tutti i gruppi purtroppo sono dentro a questo tipo di ideologia.
Abbiamo fatto dure battaglie facendo brani tipo “L’abbattimento della Zeppelin”… che non è altro che l’abbattimento dell’imperialismo musicale che ti propina sempre gli stessi pezzi, gli stessi gruppi, lo stesso tipo di musica di consumo e ci ha rotto i coglioni effettivamente, no..?"
"Abbiamo dei pezzi – per esempio – dove parliamo dei prigionieri politici… descrivendo tutto tramite, non so, fischi, suoni elettronici… La lobotomia … l’abbiamo dedicata alla Ulrike Meinhoff che è stata condannata dal tribunale di Bonn … poi non si sa se l’han fatto…che è il taglio delle connessioni del cervello…
Il prigioniero… sapete… in Grecia o in Sud America costa troppo, allora tramite la Nato arriva questa operazione. Il prigioniero viene rincoglionito e poi rimesso in pasto alla società… non va in prigione.
Lobotomia è un momento di musica gestuale avanzata … dove arriva la provocazione.
Tu non fai più spettacolo sul palco, lo spettacolo diventa la gente.
Radicalizzando il discorso noi subiamo una lobotomia con la TV…
Questo pezzo iniziava con delle sigle… China Martini… Io ho un figlio che è sempre lì… Queste sigle suonate ad altissime frequenze danno dei disturbi.. c’è un completo buio del palco… cerchiamo di individuare il pubblico con delle pile… creando complessi… tanti si incazzano… è per consapevolizzare.
Noi abbiamo un pubblico di quindicenni… che vanno scossi… con Re Nudo a Milano … Vanno a casa e ci pensano."
(Estratti dall' intervista a Demetrio Stratos a Saluzzo nell’estate del ‘74)
Nessun commento:
Posta un commento