Sig. Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
ci sia permesso segnalarLe, nella sua qualità di
garante della Carta Costituzionale, che, a nostro avviso, il Governo Berlusconi sta per porre in essere un altro strappo alla Costituzione.
Egli ha già
piegato a sé il Parlamento con il ricorso massiccio ai decreti legge e al
voto di fiducia “obbligato”.
Ha già
occupato l’informazione pubblica e privata in totale conflitto di interessi.
Ha già
mortificato, con il Lodo Alfano e con l’altra miriade di leggi ad personam che ha imposto, il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Ora, con un colpo solo, si accinge ad un
“poker di porcherie” degno del peggior modello argentino: la nomina dei componenti del
Consiglio di amministrazione della Rai, la modifica dell’organo di autogoverno della Corte dei Conti, la limitazione delle intercettazioni telefoniche, la modifica dei regolamenti parlamentari.
Occupando la Rai, i cittadini non potranno più sapere quel che accade nelle segrete stanze del potere e non potranno più esercitare alcun controllo democratico.
Modificando i componenti della
Corte dei Conti – che ha il compito specifico previsto dalla Costituzione di controllare i conti della Pubblica Amministrazione - si mette anche tale organismo sotto il controllo dell’Esecutivo che, quindi, potrà falsificare a proprio piacimento i bilanci dello Stato senza che nessuno possa impedirglielo.
Limitando indiscriminatamente le
intercettazioni telefoniche si impedisce alla magistratura di fare il proprio dovere e di contrastare efficacemente la criminalità organizzata.
Stravolgendo i
regolamenti parlamentari si impedisce all’opposizione di esercitare i suoi diritti costituzionali e si riduce il Parlamento ad un semplice
zerbino dell’Esecutivo.
Quello che sta avvenendo nel nostro Paese, ad opera dell'attuale governo, sembra ricalcare più le orme del
partito nazionalsocialista tedesco degli anni 30 che quelle di una democrazia fondata sul diritto.
Ciò premesso, Le chiediamo – rispettosamente, ma con fermezza – di non rimanere in silenzio e di intervenire per evitare questo scempio della democrazia.
Prima che sia troppo tardi.
(tratto da
antoniodipietro.it)